Nel seguente articolo tratteremo sia di quando un pensiero ricorrente diventa un’ossessione invalidante sia come uscirne intervenendo sui sintomi con la terapia cognitivo comportamentale.
Secondo il Manuale Diagnostico dei disturbi mentali ( DSM 5) il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) presenta ossessioni, e compulsioni.
Vediamo cosa sono le ossessioni e le compulsioni!
Le ossessioni sono pensieri e/o immagini ricorrenti e persistenti,
Vengono vissuti come indesiderati e riguardano un timore eccessivo di poter provocare un danno fisico, psicologico o finanziario a sé o ad altri. Creano un tale livello di ansia e di colpa che si tenta di neutralizzare con altre azioni comportamentali e/o mentali: le compulsioni.
Le compulsioni, in fatti, non sono altro che la peculiare risposta alle ossessioni. Si presentano come comportamenti ripetitivi o azioni mentali che si compiono al fine di prevenire eventi che si ritiene pericolosi o per ridurne l’ansia.
Le ossessioni più frequenti riguardano lo sporco, la contaminazione e quelle legate al timore di causare un danno a sè o ad altri. Esistono e si riscontrano sempre più spesso ossessioni a sfondo sessuale e da relazione sentimentale. In questi ultimi casi l’ossessione è legata ai dubbi o sul/sulla partner o sulla relazione.
Le compulsioni più comuni invece riguardano i lavaggi eccessivi, i controlli ripetuti, le condotte di accumulo e rituali mentali come pregare, contare o ripetere frasi.
quando diventa un’ossessione
Il DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO può esordire fin dall’infanzia. tra i 9 e gli 11 anni.
E’ un disturbo che può essere difficile da diagnosticare soprattutto nei bambini e negli adolescenti.
Vogliono mantenere la più assoluta segretezza per via della vergogna e del senso di colpa.
Fino ai 9 anni più o meno, la maggior parte dei bambini ha dei rituali e dei comportamenti ripetitivi che sono una parte sana dell’infanzia. Servono a rassicurarsi di fronte a piccole paure specifiche di questa età.
Di conseguenza, specialmente per i genitori, può risultare non facile comprendere quando certi comportamenti possono essere motivo di preoccupazione.
A volte capita che i genitori si accorgano che i propri figli si lavano troppo spesso e troppo a fondo le mani, o che notino un’attenzione quasi maniacale nel voler sistemare gli oggetti nella cameretta in un certo ordine ma non sanno quale sia il discrimine tra normalità e disturbo.
Tuttavia, una certa ricorrenza e frequenza di alcuni rituali e di alcuni pensieri che si presentano insistentemente, insieme alla grande sofferenza che provano questi ragazzi sono dei segnali importanti da non sottovalutare.
I sintomi possono nel tempo accentuarsi e/o variare, in particolare in periodi molto stressanti: è un disturbo suscettibile ad eventi di vita,
Il decorso non è sempre cronico, anzi ci sono varianti evolutive, forme sporadiche e forme biologiche.
Cosa Fare e Come Uscirne
Se non trattato, il disturbo può peggiorare negli anni fino a crocinizzarsi. Al contrario, intervenire con una terapia psicologica tempestiva rende i risultati più immediati.
Secondo le linee guida, il trattamento più efficace, ad oggi, è l’intervento cognitivo comportamentale talvolta associato ad una terapia farmacologica.
Si tratta di un approccio che integra interventi psico-educativi, cognitivi e comportamentali al fine di ridurre i sintomi ma anche incrementando consapevolezze e aumentando abilità interpersonali.